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È online il programma della quarta edizione del Festival delle Geografie di Villasanta. Promosso dalla Associazione La Casa dei Popoli e dal Comune di Villasanta, si svolgerà dal 15 al 18 settembre a Villasanta in Villa Camperio.

Il festival, dedicato  al rapporto tra l’uomo e lo spazio: spazio geografico concentrato sull’analisi dei fenomeni naturali, e spazio umano dedito a descrivere e comprendere gli umani gesti, torna quest’anno con un programma divulgativo e interdisciplinare che propone incontri, spettacoli e momenti di approfondimento culturale intorno al concetto di “futuro”.

Infatti il tema di questa edizione è: E se domani – Geografie per abitare il futuro.

Scienziati, letterati e artisti indagheranno i cambiamenti, le energie e le speranze della società di oggi in 25 eventi pensati appositamente per la manifestazione. Tutti i contributi sono come sempre rivolti al pubblico ampio, vario e affezionato che è la vera anima del festival.

Vi invitiamo a consultare oltre al programma anche l’elenco degli ospiti della prossima edizione e l’elenco dettagliato degli eventi.  


Una pandemia, una guerra alle porte di casa, una lunga siccità, ghiacciai che si spengono, una crisi demografica importante: viene naturalmente da chiedersi se la sfortuna c’entri qualcosa, se dopo un periodo di vacche grasse la sorte sia girata e ora ci tocchi quello delle vacche magre.

Se ci si abbandona a questa visione legata alla sfortuna, non è difficile capire come siamo finiti in mezzo a tutto questo continuo parlare di emergenze. A livello mediatico viviamo ormai in un susseguirsi di emergenze e stati d’eccezione continuo.

La sfortuna ovviamente c’entra poco, e per ognuno dei temi sopracitati la ricerca scientifica ha prodotto una discreta mole di lavori che indicano tutti la stessa cosa: stanno venendo a galla gli effetti figli di scelte fatte in passato e spesso, erroneamente, confermate nel presente.

Dare un’occhiata a questo grafico relativo alle umane attività, frutto delle elaborazioni dell’International Geosphere-Biosphere Programme (www.igbp.net), aiuta a capire cosa stiamo combinando.

Homo sapiens, una specie neonata (300.000 anni fa), dal peso ridotto (0,01% della biomassa terrestre), sta alterando a velocità impressionante il pianeta su cui vive. Per dirne due, in un paio di secoli abbiamo dimezzato gli alberi presenti sulla Terra e abbiamo un tasso di estinzione che viaggia tra le 1.000 e le 10.000 volte più rapidamente del normale, tanto che diversi studiosi hanno parlato di “defaunazione” e sesta estinzione di massa alle porte.

Per via di questo impatto impressionante sono oggi in voga alcune cornici interpretative: una prende il nome di Antropocene, per indicare un’epoca in cui l’uomo esercita – al negativo – impatti tali da cambiare persino i connotati geologici alla Terra, qualcun altro ha proposto di parlare di Capitalocene, puntando il dito sul sistema economico che alcune oligarchie hanno costruito e la sua inesauribile fame di crescita. Che prevalga una o l’altra chiave di lettura, sia chiaro, al pianeta poco importa, continuerà la sua strada. Il punto è invece per noi che quel pianeta, questo pianeta, lo abitiamo: in gioco c’è il nostro vivere in pace su e con queste terre.

Davanti a questa situazione non proprio confortante, la quarta edizione del Festival delle Geografie – Il Libro del Mondo, non a caso abbiamo voluto intitolarla “E se domani… geografie per abitare il futuro”. L’idea è quella di provare a capire – come sempre attraverso diversi punti di vista –  se ci attendono solo geografie del collasso o possiamo immaginare delle vie di uscita, come cambieranno le nostre abitudini quotidiane, in che modo da cittadini potremo contribuire a inclinare la barca da una o dall’altra parte.

La scelta del verbo abitare, infatti, non è stata casuale: parla del nostro rapporto con lo spazio e del nostro essere, prima di tutto, cittadini. Il contesto del Festival, il luogo in cui sorge il nostro laboratorio di idee, la città diffusa brianzola, con il suo essere spazio ibrido, territorio misto tra la metropoli e le Alpi, in cui le tensioni dell’urbano e del rurale giocano una partita particolare, ha avuto un suo peso. I territori di frontiera, del resto, come ogni zona di confine, offrono molti spunti alla lettura geografica

Il Festival 2022 prenderà avvio con una lectio magistralis di Dino Gavinelli, una delle voci più autorevoli della geografia italiana, che durante la prima serata ci guiderà alla scoperta delle cornici interpretative di Antropocene e Capitalocene, cercando di coglierne gli aspetti interessanti per immaginare il futuro che verrà.

In seguito si continuerà a parlare di futuro ma con un linguaggio diverso, quello della musica e della poesia, con il gradito ritorno al Festival del trio Sormani Tamburrini Biella e con il loro spettacolo (s)Cartoline: saluti dal futuro.

Il venerdì del Festival riconfermerà la collaborazione con l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e la presenza di un corso di aggiornamento dedicato ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Quest’anno il laboratorio promosso da AIIG sarà dedicato ai percorsi di educazione civica e al potenziamento delle competenze di cittadinanza. Formatori del corso saranno la prof.ssa Elena Riva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e il prof. Thomas Gilardi dell’Università degli Studi di Milano.

All’ora dell’aperitivo dialogheremo con cinque studenti di geografia che hanno deciso di creare la pagina Instagram @geografiainpillole e un podcast chiamato GeoTalk, con l’intento di innovare il modo di comunicare la geografia per intercettare anche i più giovani.

A seguire prenderà il palco la compagnia teatrale dell’Associazione Amici della Speranza che proporrà lo spettacolo: “La favola di Giuan non è l’assemblea degli animali”, liberamente ispirato da “L’assemblea degli animali” di Filelfo, uno dei casi editoriali di successo del 2021.

La prima serata di venerdì vedrà invece protagonista l’antropologo Andrea Staid, che ci condurrà in un viaggio tra le molte declinazioni umane del verbo “abitare”, parola che nei vari angoli del nostro Pianeta assume significati diversi, che possono insegnarci qualcosa del nostro modo di rapportarci all’ambiente.

Il sabato de “Il Libro del Mondo” sarà ricco: al mattino presenteremo il progetto scolastico Spazio allo spazio sviluppato all’interno delle scuole medie di Villasanta che consente agli allievi di conoscere e sperimentare il mondo degli astronauti. Al Festival parleranno con noi di cambiamenti climatici, Artide e Antartide.

Nel pomeriggio verrà effettuato il primo torneo di debate (dibattito a squadre) del Festival, attraverso il coinvolgimento di studenti provenienti dai quattro istituti scolastici convenzionati con la nostra associazione:  ISS Vanoni di Vimercate, ISS Gandhi di Besana in Brianza, Liceo Frisi e Liceo Porta di Monza. Gli studenti, alla presenza di una giuria composta da docenti e amministratori, si affronteranno sul tema: “una buona Amministrazione deve avere fra i suoi obiettivi prioritari la promozione della Cultura”.

Sempre nel pomeriggio con la partecipazione di due urbanisti, Fulvio Adobati e Andrea Debernardi parleremo di mobilità e telelavoro: il nostro modo di muoverci, di abitare e di lavorare cambierà dopo l’esperienza pandemica e come?

Insieme a Giacomo Pettenati, geografo dell’Università di Torino, affronteremo un viaggio nei paesaggi del cibo globale: cercheremo di capire come il modo con cui produciamo e consumiamo cibo abbia e avrà un ruolo importante per affrontare alcune delle sfide ecologiche che ci attendono.

Con Alfredo Somoza e Valentina Nargino parleremo di turismo, uno dei più remunerativi settori economici del pianeta, che lavora 24 ore su 24 e muove sempre più persone: come sta cambiando? Quali sono gli obiettivi che dovremmo perseguire in futuro per evitare che l’industria del turismo passi su luoghi e persone come uno schiacciasassi?

All’orario dell’aperitivo viaggeremo invece per la provincia italiana protagonista di storie di innovazione e cambiamento grazie a Strade Blu con Valentina Lovato e Claudio Caprara giornalisti de “il Post”.

Nella prima serata di sabato il formatore e giornalista, Daniele Scaglione, autore del libro “Più idioti dei dinosauri” dialogherà con alcuni rappresentanti dei movimenti ambientalisti giovanili per capire quale ruolo noi da cittadini, ma soprattutto da cittadini giovani, possiamo giocarci nella grande partita per affrontare i cambiamenti in corso.

La domenica invece partiremo con una esplorazione del Fondo Camperio e grazie a Valeria Bassani esploreremo quale idea di futuro albergasse nel cuore dei Camperio, la famiglia di viaggiatori ed esploratori che tra Ottocento e primi Novecento partirono da Villasanta verso i quattro angoli del mondo.

Con Claudio Pomo dell’associazione Essere Animali torneremo sull’importanza di scelte alimentari che sostituiscano la carne tanto sul piano etico quanto su quello ecologico.

Per chiudere la mattina Niccolò Scaccabarozzi, accompagnato al pianoforte da Luca Pricone interpreterà alcune arie famose, indicandoci come suoni e melodie diventino talora la grammatica capace di segnare gli spazi geografici.

Nel pomeriggio parleremo del “ritorno del lupo” della nostra percezione della natura, del selvatico, della nostra convivenza con le comunità animali, in un’epoca in cui si parla di estinzione di massa. Lo faremo con una voce autorevole come quella di Luca Canova ecologo dell’Università di Pavia, che è stato direttore del Parco Regionale Adda-sud  e della Riserva Naturale di Monticchie.

Con Federica Del Fabbro e Davide Cazzaniga dell’associazione Selva Urbana parleremo di riforestazione e di questa esperienza di cittadinanza attiva che può dare stimoli sul modo migliore per affrontare il futuro e i suoi cambiamenti senza restare a guardare.

La chiusura del Festival sarà in musica. Matteo Ceschi, accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Camilla Grassi, ci presenterà il suo libro “Note per salvare il pianeta”, un viaggio a ritroso nel ruolo che la musica ha svolto nel far salire alla ribalta tematiche connesse alla natura e all’ecologia.

A seguire una esibizione dell’Orchestra Felice, un progetto scolastico nato a Villasanta trasformatosi poi in una orchestra vera e propria, che ha preso la sua strada girando l’Italia.

Per tutti i quattro giorni di Festival, e nella settimana successiva, saranno esposte tre mostre fotografiche: Bunkers dedicata al lavoro di Andy Rocchelli, fotoreporter morto nel 2014 in Donbass mentre documentava la condizione dei civili intrappolati nella guerra ad est dell’Ucraina. Ecosistemi di Alessandro Sala, sulle molte forme alternative dell’abitare che si sono sviluppate in giro per il nostro paese grazie a una sempre più forte ricerca di contatto con la natura innescato anche dalle limitazioni dovute alla pandemia. Infine, Ancora in cammino un viaggio che Bruno Zanzottera e Elena Dak hanno documentato stando per due mesi insieme alle popolazioni nomadi Rabari nel nord dell’India.

Infine, come ogni anno, sempre operativo nei giorni della manifestazione un Punto Ristoro con selezione di aperitivi a tema che accompagneranno il susseguirsi degli eventi, laboratori per i più piccoli, la Libreria del Festival con tutti i titoli presentati durante le quattro giornate ma anche molto altro in materia di viaggi, geografie, luoghi e culture e la possibilità di seguire tutto il festival in streaming tramite il sito e la pagina Facebook.

Con questo vasto programma, attraverso molti dialoghi, incontrando diversi punti di vista, cercheremo, ancora una volta, i segni che ci aiutino a decifrare le pagine del Libro del Mondo e ad essere parte attiva nei suoi processi di cambiamento. In ossequio a un vecchio principio (sempre valido), cercheremo di fare della quarta edizione del Festival un luogo in cui pensare in modo globale possa aiutarci ad agire, concretamente, a livello locale.