Cora Ranci autrice del libro “Ustica. Una ricostruzione storica” (Laterza, 2020) e Jacob Balzani Lööv, autore della mostra /ustica/ isola, strage, in un dialogo intorno al legame che si è improvvisamente formato tra una piccolissima isola del Tirreno e una delle più grandi stragi avvenute nella Repubblica Italiana

Come mai una delle più grandi stragi d’Italia porta il nome di una piccola isola al largo di Palermo?

Secondo i geografi le narrazioni si nutrono di luoghi e per “materializzarsi” nei nostri pensieri hanno bisogno di essere associate ad una realtà fisica e in questo caso è successo a Ustica. 

La cosiddetta ‘strage di Ustica’ è un capitolo della storia italiana ben noto all’opinione pubblica, ma questo tragico avvenimento, tuttora assai presente nella memoria collettiva nazionale, è ancora avvolto in una nebbia di dubbi e interpretazioni diverse e manca di una ricostruzione in chiave storica.

Diciannove anni di indagini e svariati processi, penali e civili, sono riusciti a stabilire soltanto che la ‘caduta’ del DC-9 Itavia è avvenuta nell’ambito di un’azione militare di intercettamento’, ma hanno anche dovuto ascrivere la strage a ‘ignoti’.

Nel suo libro Cora Ranci, autrice del libro “Ustica. Una ricostruzione storica” – analizza in successione le vicende giudiziarie, il contesto geopolitico internazionale di quel periodo e il caso di Ustica nel dettaglio, dai depistaggi alla quasi rimozione dalle vicende politiche e pubbliche nei successivi sei anni. 

Oggi, nel 2021, le indagini della Procura di Roma sono ancora aperte, ma l’autrice non crede sia possibile trovare i colpevoli senza la volontà politica del governo italiano nel chiedere la collaborazione effettiva di paesi stranieri come Usa, Francia e Libia, perché è assodato sia una strage internazionale.

Il lavoro documentario di Jacob Balzani Lööv parte invece dall’osservazione che nella memoria collettiva degli italiani l’immagine associata alla parola Ustica non è più l’isola ma quella dei resti bianco e rossi del DC-9 Itavia.

Si domanda allora se sia possibile che la mala storia italiana possa deturpare il paesaggio, non solo fisicamente attraverso abusi edilizi ma anche culturalmente, rovinandone la sua stessa immagine. Cercando di riassegnare all’isola la sua immagine originaria l’autore la fotografa nel presente e ripercorre la storia della sua immagine pubblica, da isola dei pirati a nuova mecca del turismo, mentre al contempo rivisita in giro per l’Italia i luoghi effettivamente legati alla tragedia.

sabato 18 settembre alle ore 17.30

Foto di copertina di LEONARDO VAZQUEZ da Pexels