Giorgio Federico Brambilla curatore del libro La Roggia Gallerana, Guido Battistini autore del capitolo “Il tratto di Villasanta” e Ruggero Rossi autore del capitolo “La roggia e l’industria della sbianca” hanno illustrato la storia della roggia Gallerana.
La geografia della Pianura Padana è segnata dalla disponibilità d’acqua e dal prevalente uso agricolo del suolo. La pianura milanese in particolare è caratterizzata da due zone specifiche: la Bassa “irrigua” e l’Alta “asciutta”, Questa distinzione geografica ha portato all’affermarsi nel ‘600 e nel ‘700 di due organizzazioni agricole molto diverse:
- a sud di Milano la “corte monoaziendale” condotta direttamente in luogo dal fattore con decine e talvolta centinaia di contadini ai suoi ordini;
- a nord di Milano la “corte plurifunzionale” in cui ogni famiglia contadina aveva un contratto diretto col proprietario terriero che gli affidava una casa, una stalla (all’interno di una cascina in cui erano presenti altre famiglie) e un campo da coltivare nelle vicinanze.
Il territorio agricolo che in questa pianura nei secoli scorsi era la quasi totalità del territorio geografico (già nel ‘500 i boschi erano stati ridotti a circa il 5% del totale e le aree urbane ne occupavano ancora meno) è stato quindi conformato secondo questi due modelli agricoli e insediativi: a sud ampie estensioni di decine e centinaia di ettari coltivate da grandi aziende, a nord piccoli appezzamenti di un ettaro e anche meno coltivati da aziende familiari, le quali coabitavano nelle cascine sparse nelle campagne e nelle case a corte poste nei centri abitati.
Il governo dell’acqua presente in natura era alla base di queste due tipologie di organizzazione agricola: a sud di Milano per bonificare le paludi e irrigare i campi, nell’Alta Pianura Asciutta invece per portare l’acqua dove non c’era, incanalandola dai fiumi o dai fontanili in rogge e canali.
La storia della roggia Gallerana è un episodio significativo di questo percorso di valorizzazione del territorio, legato a vicende e personaggi famosi: Galeazzo Maria Sforza e Ludovico il Moro (duchi di Milano alla fine del ‘400), Fazio Gallerani (padre di Cecilia, la famosa “Dama con l’ermellino” ritratta da Leonardo). Fazio costruì la roggia per irrigare i suoi campi di Carugate, derivando l’acqua dal Lambro a nord di Monza e per muovere le pale dei mulini che posizionò lungo il suo percorso.
Nei secoli successivi l’utilizzo dell’acqua della roggia a favore dei lavandai, consentì anche lo sviluppo di attività economiche legate prima al lavaggio dei panni dei cittadini monzesi benestanti e poi al trattamento di filati e tessuti, soprattutto nel territorio di Villasanta.
Nel libro “La roggia Gallerana” si narra della sua creazione nel contesto milanese dell’epoca , delle tracce del suo percorso ricostruito sulla base della cartografia antica custodita negli archivi storici e della moderna rappresentazione dell’IGM (Istituto Geografico Militare), nonché dei ricordi di chi era ragazzo negli anni ’50 e ’60.