
Un’analisi che parte dal carcere, ma ritorna a noi in qualche modo, perché nel potere e nel carcerario siamo tutti immersi.
La Carceral Geography, nasce da un gruppo di lavoro interno all’Institute of British Geographers, il CGWG (Carceral Geography Working Group), e ha portato allo sviluppo di un filone di ricerca, oggi considerato come una sotto disciplina della Human Geography.
Negli ultimi anni la ricerca ha posto particolare attenzione a due svolte (“turns”) nel dibattito contemporaneo che ci permettono di comprendere meglio gli attuali mutamenti del carcere, del sistema penale e di altre forme di detenzione.
Lo spatial turn che introduce lo spazio come dimensione cruciale e il carceral turn che invece è un concetto sviluppato all’interno della discussione in corso in criminologia sull’età carceraria (carceral age).
Entrambe condividono l’idea della diffusione di una serie di misure per la “sicurezza” che sono diventate sempre più repressive ed estese, il corpo sociale è divenuto sempre più punibile.
Marco Nocente e Raffaella Sala ci illustreranno un insieme di buone ragioni per mettere in discussione il carcere e il “carcerario”, quindi le logiche e la pena. Lo faranno attraverso una raccolta di testimonianze di lettere dal carcere di detenuti in lotta per le loro personali e collettive ragioni contro la direzione del carcere e focalizzando l’attenzione su ciò che comprende lo spazio carcerario, visto come qualcosa che si estende attraverso il sistema penale e più in generale lungo l’arcipelago carcerario, ovvero un insieme di istituzioni (e non) che sfumano dal carcere alla società e che presentano varie forme di detenzione o logiche carcerarie, dalle carceri alle scuole.