L’intervento di Dino Gavinelli punta a analizzare, decostruire e ricostruire il concetto di “confine”, un termine ambiguo e fluido che, proprio per questo, si presta a molte interpretazioni e riflessioni, può assumere diversi significati e attirare l’interesse di molte discipline.
Il confine, o forse meglio dire “i confini” al plurale, evocano di volta in volta nell’immaginario collettivo l’idea di separazione, frattura, rapporti di forza e persino di conflitto, richiamano condizioni esistenziali drammatiche o di speranze.
Inoltre il confine, forse proprio perché richiama più significati e letture, è stato fissato sulla carta geografica solo in secoli recenti, a partire dalle grandi esplorazioni coloniali. Da allora però la cartografia si è messa al servizio degli Stati e del loro controllo sullo spazio che passa anche attraverso le rappresentazioni cartografiche.
Il discorso è oggi molto ampio e testimonia della complessità crescente del nostro tempo e delle nostre geografie collettive e private. L’intento dell’incontro è quello di fornire qualche spunto di riflessione muovendosi tra il rispetto per il confine e il desiderio tutto umano di valicarlo per andare oltre.