In attesa dell’evento al Festival delle Geografie (qui il link) Martina Stabile e Sara Caperchi intervistano Sofia Bolognini.
Sofia Bolognini è attivista e responsabile di progetti di turismo territoriale, referente di RIFAI Lombardia, un gruppo che si occupa di esigenze, sogni e sfide dei giovani che vivono nelle aree marginali in Italia e co-fondatrice di Resinelli Tourism Lab che si prende cura dei Piani Resinelli.
In quest’intervista parleremo dei giovani, della loro importante presenza all’interno di una comunità e in che modo è possibile coinvolgerli.
Quali sono gli obiettivi per cui è nata l’associazione RIFAI?
Supportare i giovani che decidono di tornare/restare nei luoghi in cui sono nati: aree interne, piccole comunità locali. Sia facendo networking, sia proponendo attività culturali, di formazione, sia aiutando le giovani realtà a dialogare con le istituzioni locali.
Ci occupiamo quindi di attivazione territoriale, soprattutto sostenendo nelle varie realtà i giovani che hanno le idee e la voglia di impegnarsi per proporre attività nei propri contesti. Sia in ambito culturale, che turistico.
E’ facile per voi coinvolgere le fasce giovanili e in che modo ci riuscite/tentate?
Dalla nascita di Rifai ad oggi, si sono moltiplicati i gruppi regionali, e anche gli iscritti e le iscritte ad ogni gruppo regionale aumentano di giorno in giorno.
Ci sentiamo quindi di poter dire che la rete si sta espandendo e che sempre più giovani scelgono di aderire.
Cerchiamo di renderci visibili sui territori proponendo attività, partecipando ai tavoli di lavoro con le istituzioni. In genere, se partecipiamo ad un incontro pubblico con un’amministrazione o rilasciamo un’intervista, veniamo generalmente ricontattati sui social da giovani interessati o interessate.
Possiamo chiederti meglio cosa si intende con il termine “area marginale”? Si include anche la montagna e se sì, per quale motivo?
Noi parliamo di “aree interne”, cosa che fa riferimento a uno specifico quadro normativo.
Sempre più spesso ci rendiamo conto però che le aree interne non sono solo quelle che possiedono i requisiti amministrativi necessari; altri territori, altrettanto remoti o con servizi scarsi, con un’offerta culturale e sociale povera di stimoli, con una vita comunitaria e identitaria debole o frammentata, presentano le stesse difficoltà di un’area interna propriamente detta, per un giovane che magari vorrebbe trasferirsi lì.
Lavoriamo quindi in tutti quei luoghi dove la qualità della vita è più complicata che altrove, e dove servono idee e buone pratiche per attivare processi che scardinano alcune modalità per proiettarsi verso il futuro.
Anche le montagne, chiaramente, in quanto territori soggetti a spopolamento e abbandono, povertà educativa e di servizi, mancanza di opportunità lavorative e formative. Ma anche possibili laboratori di sviluppo e innovazione per tutti quei giovani, sempre più numerosi, che hanno a cuore le terre alte.
Durante l’incontro a cui parteciperete si discuterà anche delle possibili nuove professioni che potrebbero nascere in questo ambiente: ci fai qualche esempio?
Nel nostro gruppo Rifai Lombardia ci sono giovani che vivono in montagna e lavorano in diversi contesti: c’è chi si occupa di turismo sostenibile, chi di scrittura e rendicontazione bandi, chi fa project management collaborando con le istituzioni, chi fa il social media manager e lavora nell’ambito del marketing territoriale o dell’organizzazione eventi.
Non mancano i neo-rural e persone che decidono di tornare ai mestieri più tradizionali, come la gestione dei pascoli o l’apicoltura; ma le esperienze professionali in montagna negli ultimi anni sono sempre più sfaccettate.
Ci sono le guide e gli accompagnatori, i tour leader, chi organizza viaggi ed esperienze, chi narra i cammini e crea nuove mappature, chi lavora con il digitale anche in alta quota, chi gestisce ostelli, chi crea spazi polifunzionali e sale civiche con finalità culturali, chi fa programmazione.
È un mondo di nuove professionalità in continua espansione.
La foto nell’articolo è di Dziana Hasanbekava mentre quella di copertina di Andrea Piacquadio entrambe da Pexels