Domenica 19 settembre sarà ospite al Festival delle Geografie di Villasanta Liliana Balduin, coordinatrice della sezione lombarda di Trekking Italia. La sua pluriennale esperienza di camminatrice e guida l’ha portata a percorrere migliaia di chilometri lungo le coste, in Italia e all’estero, e di maturare un particolare rapporto con il mare.
D. Come è cambiata con la pandemia la domanda di cammino? È aumentato il desiderio di camminare, ci sono nuovi gruppi di persone che si sono avvicinate all’esperienza del trekking?
R. Quando a maggio abbiamo riaperto abbiamo avuto un’esplosione di richieste, cui abbiamo risposto proponendo moltissimi trek di prossimità, quindi in Lombardia. C’era una grandissima voglia di uscire in natura.
Oltre ai camminatori storici si sono approcciate al trekking moltissime persone nuove, animate da desiderio di camminare ma non sempre consapevoli dell’impegno che comporta. La maggioranza vuol fare trek brevi, con molte pause, in cui si socializza e si condivide molto. Il trekking ha anche un aspetto fisico, tecnico, che dà soddisfazione in sé; non è solo il piacere della meta, ma è anche proprio lo sforzo fisico, il gusto di arrivare dove le auto non arrivano. Con l’estate sono tornati a prevalere i camminatori storici.
D. Veniamo ai cammini costieri, così importanti e diffusi nel nostro paese a causa della sua peninsularità. In che cosa consiste il loro interesse, la loro atmosfera peculiare?
In effetti i trek costieri costituiscono più della metà delle nostre proposte. Non solo i trek di più giorni lungo il mare, ma anche i trek lombardi giornalieri sono spesso lungo le rive dei laghi e dei fiumi. Probabilmente camminare vicino all’acqua è una sensazione forte, di completezza. Avere da un lato il monte, dall’altro l’acqua dà una sensazione di armonia, c’è un particolare senso di benessere che deriva dallo stare in mezzo ai due elementi.
D: Quali cammini costieri propone Trekking Italia?
R. Noi abbiamo tantissimi trek lungo tutte le coste italiane, partendo dalla Liguria e dalla Toscana scendendo in Lazio e in Campania, ad esempio in Costiera amalfitana.
Andiamo spesso sulle piccole isole come il Giglio, Ponza, Ischia, le Egadi, mentre sul versante adriatico abbiamo itinerari nel Salento e sul Gargano. Fuori d’Italia abbiamo trek in Croazia, molto frequentata anche perché economica, andiamo a Krk, Lussino, Rab… il sentiero di costa è sempre il più amato.
D’estate è bello farsi un bagno durante una sosta o alla fine del cammino. Non solo permette di ritemprarsi , ma l’esperienza fisica dell’immersione in acqua libera dalla fatica fisica del cammino e favorisce lo scioglimento muscolare.
Anche quando andiamo in Cornovaglia, un mare certo meno invitante del Mediterraneo, c’è sempre la voglia di bagnarsi i piedi e di toccare l’acqua, anche se fredda. Quando si osserva il fenomeno dell’alta e della bassa marea, in Bretagna o in Cornovaglia, è emozionante vedere questo mare vivo, che va e che torna, plasmando la linea di costa che si trasforma continuamente…si studia a scuola, ma vederlo dal vivo provoca sempre una grande meraviglia.
D: Quali sono le mete e i percorsi più richiesti e frequentati e viceversa quali sono i luoghi più sottovalutati e misconosciuti?
R. Le persone sono sempre attratte dai luoghi che hanno una fama turistica: Costiera amalfitana ed Eolie sono sempre velocemente al completo, a causa della loro immagine turistica forte. Poi ci sono mete per noi consolidate anche se meno famose, come l’isola di Lussino in Croazia, dove abbiamo scoperto sentieri facili in un territorio ancora relativamente naturale e non troppo frequentato.
Tra i percorsi sottovalutati segnalo la Maremma toscana, dove proponiamo itinerari originali e affascinanti che vanno dalla costa all’interno, non apprezzati come meriterebbero; o in generale i trek costieri invernali, come quello sul Gargano, cammini bellissimi e di grande intensità non adeguatamente valorizzati perché d’inverno non si può fare il bagno. E invece il mare d’inverno è molto gradevole climaticamente, c’è la frescura della stagione, e affascinante proprio perché poco frequentato, sembra di essere in un luogo totalmente diverso rispetto alla stagione estiva.
D. Quali sono le vostre prospettive per il futuro?
Con il lockdown e l’impossibilità in alcune fasi di uscire dalla regione abbiamo riscoperto i trek di prossimità giornalieri, rivalutando la nostra regione. Abbiamo fatto moltissimi trek costieri lungo i laghi (Greenway dei patriarchi, sentiero del viandante…).
Anche quando un sentiero di costa sta alto, si ha sempre lo sguardo sull’acqua, lacustre o marina che sia; anche in questo caso sono percorsi molto richiesti e partecipati, perché come dicevo prima, vedere l’acqua completa l’armonia con la natura: c’è la terra, c’è l’acqua, c’è l’aria, ci siamo noi nel centro che facciamo il fuoco.
Le prospettive future sono, oltre alla riscoperta del territorio prossimo, l’esplorazione di nuovi territori più lontani (quando si potrà rispetto al Covid).
Le nostre guide, che sono perlopiù soci con molta esperienza, compiono spesso dei sopralluoghi, vanno a individuare i percorsi migliori su cui portare il gruppo e poi ritornano con nuove proposte. Va segnalato che molti comuni stanno valorizzando il loro territorio con la sistemazione dei centri storici, delle piste ciclabili e dei sentieri, di cui si cerca di garantire la continuità ed i collegamenti; incentivano così il turismo lento, del ciclista e del camminatore.
I trekkers sono generalmente meglio considerati che in passato. Ad es. ormai è possibile andare da Milano alla Svizzera senza uscire dal sentiero, come si faceva in passato. Il nostro impegno futuro consiste nel valorizzare il territorio e far conoscere questi nuovi tracciati, non solo ai nostri soci ma alla popolazione tutta.
Foto di copertina di Mike da Pexels