Geografia e scuola: la disciplina è sempre più esclusa dai piani di studio.
Già da quest’anno il Festival delle Geografie apre ai temi della scuola e della didattica della geografia dando spazio ad alcuni progetti – come “Viaggi Diversi” dell’Istituto “E. Vanoni” di Vimercate – che riteniamo, in tal senso, esempi virtuosi provenienti dalle scuole del territorio.
Per le prossime edizioni vorremmo che il tema della geografia nella scuola assuma uno spazio ancor più importante all’interno del Festival, cercando il coinvolgimento attivo di docenti e studenti.
Ci poniamo l’obiettivo di approfondire la conoscenza della geografia e dei suoi temi, ma anche di promuovere sempre maggiori spazi di incontro e confronto con la disciplina. A tal proposito, riteniamo che, ben prima di eventi come il nostro, uno spazio fondamentale per la costruzione di una buona cultura geografica siano le aule scolastiche.
Analizzando la situazione della geografia nella scuola ci siamo però accorti che la disciplina è stata fortemente penalizzata dalle ultime riforme scolastiche ed è oggi quasi scomparsa dai piani di studi delle scuole secondarie (licei, istituti tecnici e professionali).
In particolare, in questi anni la geografia è stata eliminata del tutto da tutti gli indirizzi professionali, dagli istituti nautici e fortemente ridotta negli istituti tecnici economici.
Tra gli indirizzi economici solo il Turismo conserva l’insegnamento della materia per tutti e cinque gli anni scolastici. Negli altri indirizzi – che prima vedevano un ruolo centrale della materia nel triennio finale – oggi la geografia è stata relegata alle sole classi prime e seconde. Con una conseguente perdita di profondità e di efficacia dell’insegnamento: nel biennio gli studenti non hanno le basi necessarie per affrontare i grandi e complessi temi della geografia del mondo d’oggi e spesso nemmeno una adeguata capacità di riflessione.
Se questo grave depotenziamento non bastasse, a partire dal 2010, la materia è stata resa “atipica”, forma burocratica per dire che oggi ad insegnarla non sono solo i docenti specialisti, ma per ragioni occupazionali anche colleghi di altre materie (chimica, fisica, scienze naturali, biologia, lettere).
Inoltre, al posto delle ore di geografia compaiono nuovi insegnamenti come geostoria (affidata ai colleghi di storia) o geopolitica (affidata ai docenti di diritto ed economia) che escludono i geografi, favorendo una trattazione di temi (spiccatamente geografici) di volta in volta piegata alla diversa preparazione dei singoli insegnanti.
Questa grande perdita di importanza “quantitativa”, toglie inoltre spazio a un necessario dibattito sugli aspetti “qualitativi”, legati alla didattica. Il mondo cambia velocemente e con lui necessariamente anche il modo di fare e insegnare la geografia. Ma, comprensibilmente, una materia esposta a un costante processo di ridimensionamento, che oggi la espone a un vero e proprio pericolo “di estinzione”, fatica a trovare energie e spazi per portare avanti una simile discussione in modo proficuo.
Enti come l’Associazione italiana insegnanti di geografia – patrocinatrice del Festival – da tempo portano avanti una battaglia non solo per la corretta assegnazione degli insegnamenti ai docenti specialisti, ma soprattutto per riaffermare il valore di una competenza squisitamente geografica nell’approccio ai molti temi posti in essere dalla contemporaneità.